La lettera non pubblicata....
17 Novembre 2013
Come ben sapete, siamo i ragazzi della Redazione di Occhio ai Media, gruppo che monitora la stampa italiana al fine di renderla più giusta e veritiera possibile.
Vorremmo parlare di un articolo, pubblicato su La Nuova Ferrara il giorno 11 Settembre 2013, intitolato 'Lo spacciatore arrestato è un rifugiato politico'.
Riteniamo che un articolo simile sia altamente discriminatorio e inciti all'odio razziale.
Perchè? Ve lo spieghiamo subito.
Basta un piccolo dettaglio, apparentemente innocuo, per stravolgere l'immagine che il lettore si crea dell'intera situazione.
Il fatto che venga citato che l'uomo in questione non è un cittadino italiano, a maggior ragione che si sposti 'rifugiato politico' al termine della frase, quando la curiosità del lettore è al culmine e cerca risposte subitanee, incentra l'attenzione non tanto sull'azione, quanto sul soggetto che l'ha commessa. Ciò viene subito dopo accostato alla nazionalità dell'uomo.
Risultato? Il lettore tenderà, forse addirittura inconsapevolmente, a riversare il suo disprezzo nel paese di provenienza stesso, come se fosse quello a partorire l'azione.
Il pensiero che subito segue è:"Viene da lì, QUINDI ha fatto questo."
Dopo l’uscita dell’articolo, la presidentessa della cooperativa sociale Camelot ha inviato una risposta al
direttore della testata, esprimendo il suo disappunto per un articolo simile.
In risposta, egli ha affermato che i lettori hanno bisogno di soddisfare la loro curiosità.
Noi rilanciamo.
E' determinante il fatto che l'uomo sia nigeriano, piuttosto che moldavo o tunisino? La sua nazionalità influenza il suo comportamento? Ha fatto quello che ha fatto perché veniva da lì?
Ci sembra innoportuno identificare un uomo con la sua nazionalità, facendo di tutta l'erba un fascio e colpevolizzando un intero Paese semplicemente per vendere di più.
Il direttore ha anche detto:"[...]Il signore in questione che sia quello o quell'altro, sempre accusato di spaccio è.[...]"
Quindi dovremmo arrivare alla seguente conclusione: l'identità dell'uomo ("che sia quello o quell'altro...") dovrebbe passare in secondo piano rispetto all'azione che egli ha commesso.
Ottimo pensiero. Peccato che non trovi coerenza nel suddetto articolo.
Noi crediamo che l'animo umano non abbia bandiere. Citare il fatto che a compiere il reato sia una persona 'straniera' è non solo offensivo, ma anche inutile.
Ci auguriamo che simili errori non appaiano più tra le righe di un giornale, il cui compito sarebbe quello di informare e non manipolare.
E nel frattempo, terremo gli occhi aperti.
La Redazione di Occhio ai Media"