La Nazione
16 Maggio 2009
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FIRENZE / DONNE VIOLATE
L'uomo è imputato di violenza sessuale, percosse, lesioni esequestro di persona. Lei non risponde alle convocazioni: "Vuolevivere", dice un familiare Violenze sulle donne, dite la vostra Firenze, 16 maggio 2009 -Non vuole venire in tribunale a testimoniare contro l’ex marito,imputato di maltrattamenti, violenza sessuale, percosse, lesioni,violenza privata e sequestro di persona. "Vuole vivere", laprotegge un familiare. Lei è unagiovane donna marocchina, troppo giovane per essere già moglie.Sposata per forza dalla famiglia quando era ancora minorenne, ha giàvissuto un calvario troppo grande per i suoi pochi anni. Tante botte,continue intimidazioni, ripetute minacce e anche violenze sessuali:tutto questo perché lui, il trentaseienne Kihale Abdel Jalilassistito dall’avvocato Lapo Gramigni, non accettava che la suagiovane moglie si rifutasse di portare il velo. Non voleva che la suagiovane sposa assomigliasse alle donne occidentali, ma le imponeva diessere asservita ai suoi voleri, sottoposta alla sua autorità.
Una sorta di automa che lui usava a suopiacimento. Per questo non avrebbe esitato a ridurla in uno stato divera e propria sottomissione fisica e psicologica, picchiandola a piùriprese e sequestrandola addirittura all’interno della suaabitazione. Il processo è giàiniziato, ma per la seconda volta la ragazza non ha risposto allenotifiche che la invitavano a presenziare all’udienza in tribunale,in modo da deporre davanti al giudice e ripetere così tutta la suastoria come ha già fatto durante le indagini. Le notifiche sonotornate indietro e la ragazza risulta irreperibile. Nell’ultimaudienza, il pubblico ministero Angela Pietroiusti ha chiesto che,invece di sentirla direttamente in dibattimento, venissero acquisiteagli atti le sue dichiarazioni precedenti, ma l’avvocato Gramignisi è opposto, evidenziando la necessità di sentire in aula le suadichiarazioni. Il tribunale ha deciso di rinviare nuovamente ilprocesso, chiedendo alle forze dell’ordine di implementare lericerche per trovare la giovane donna marocchina. In attesa dirisposte definitive, la prossima udienza è stata fissata al 26novembre. Ma sembra proprio che la ragazza non voglia tornare in aulaa ripetere il suo calvario. Forse per paura, forse perché vuolevivere una vita il più lontano possibile da quell’incubo che sonostati i suoi anni di matrimonio. Lui, operaio in un’azienda della provinciadi Firenze con un regolare permesso di soggiorno, è sul banco degliimputati con l’accusa di maltrattamenti, violenza sessuale,percosse, lesioni, violenza privata e sequestro di persona. Finorasono stati ascoltati, in qualità di testimoni, lo zio della vittimae la mediatrice culturale che si occupò della vicenda. La ragazza,regolarmente sposata in Marocco quando era ancora minorenne, nonaveva potuto seguire il marito in Italia alla ricerca di un lavoro.Lui era arrivato in provincia di Firenze ed era riuscito, pur tramille difficoltà, a regolarizzare la sua posizione. Lei, invece, erarimasta a casa, ma desiderava raggiungere il suo sposo. Così,appena trovato lavoro, la giovanissima maghrebina si era imbarcataper l’Italia senza immaginare che sarebbe andata incontro aviolenze, abusi e soprusi. I primi attriti sarebbero nati quando laragazza, giovane e desiderosa di vivere all’occidentale come le suecoetanee italiane, avrebbe manifestato il proposito di sentirsi piùlibera e di non essere costretta a indossare sempre il velo islamico.Dai litigi, poi, sarebbero scaturite pressioni e minacce, fino adarrivare alle violenze fisiche e psicologiche. Con grande coraggio, la ragazza ha chiestoaiuto e il caso è finito in mano alle forze dell’ordine esuccessivamente al pubblico ministero Luigi Bocciolini, cui poi èsubentrata la collega Angela Pietroiusti. Difficile, a questo punto, pensare che la ragazza voglia davverovenire in aula a testimoniare, dato che non si è neppure costituitaparte civile contro l’ex marito. Molto probabilmente vorrebbe soloscomparire per sempre. Gigi Paoli
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